La malattia comunemente chiamata parkinson, in modo completo è parkinson idiopatica, venne descritta nel 1817 dal medico britannico James Parkinson che la identificò per la prima volta in modo dettagliato, descrivendola come una patologia “Paralisi Agitante”. Dopo la malattia di Alzheimer, quella di Parkinson è la malattia neurodegenerativa più diffusa. 

L’instabilità posturale, anche se non è da considerare come un segnale “inconfutabile” in quanto è riscontrabile solo nel 37% dei pazienti con durata di malattia inferiore o uguale a 5 anni, rimane però il più comune sintomo di esordio del parkinson atipico. Il tremore deriva dalla degenerazione, nella parte del cervello che aiuta a coordinare i movimenti e si manifesta quando i muscoli sono rilassati. I muscoli si irrigidiscono, i movimenti rallentano e sono scoordinati e si perde facilmente l’equilibrio.

Durante il decorso della malattia i sintomi peggiorano, anche se il trattamento con i nuovi farmaci e le terapie non farmacologiche hanno notevolmente migliorato la qualità di vita dei pazienti.

La malattia di Parkinson è caratterizzata da rigidità muscolare che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi, tremore che insorge durante lo stato di riposo e può aumentare in caso di stato di ansia. Tutto questo si ripercuote nella manifesta difficoltà a iniziare e terminare i movimenti. Questi sintomi iniziali si tramutano poi in disturbi dell’equilibrio, segue un’andatura impacciata e la postura che si curva vistosamente. Altri sintomi, anche se non sempre evidenti, possono essere la depressione e una progressiva lentezza nel parlare. Questo perché è fortemente degenerativa a livello neuronale. Ha purtroppo una progressione graduale e un decorso prolungato.

La diagnosi:

La diagnosi della malattia di Parkinson consiste, in prima battuta, sulla storia clinica del paziente e sull’esame neurologico durante la visita. Poi, Il neurologo potrà richiedere a completamento diagnostico alcuni esami strumentali quali la risonanza magnetica nucleare (RMN) encefalo e la Tomoscintigrafia Recettoriale Cerebrale-DatScan che sono in grado di effettuare una diagnosi certa, escludendo tutte quelle possibili altre patologie che possono mimare la malattia di Parkinson.

Cause

Ad oggi, sebbene lo studio delle cause della malattia di Parkinson non è del tutto chiara, è comunemente accettata l’ipotesi di un’origine multifattoriale della malattia. I fattori che ne influenzano l’insorgenza vanno ricercati nelle componenti ambientali e genetiche. Possibili fattori scatenanti possono essere l’ereditarietà, le lesioni cerebrali, le infezioni, le neurotossine endogene, i fattori ambientali e situazioni di alterazione delle pressioni geniche.

Nei fattori ambientali e occupazionali si possono nascondere rischi in grado di aumentare notevolmente l’insorgenza della malattia. Tra questi, molto pericolosi sono l’esposizione a tossine esogene come i pesticidi, i metalli, altri xenobiotici e i prodotti chimici industriali. Poi naturalmente lo stile di vita in cui la dieta ed il fumo ovviamente sono cause incidenti. Il il luogo di residenza (per i rischi nell’ambiente rurale) e l’attività professionale (per il lavoro agricolo).

Questo perché l’esposizione a pesticidi, erbicidi, insetticidi e fungicidi che si può verificare tramite l’assunzione di acqua o cibi contaminati, o per contatto cutaneo o per inalazione diretta è un forte fattore scatenante.

Anche l’esposizione cronica a metalli come manganese, rame, ferro, alluminio e piombo aumenta il rischio di sviluppare la malattia, in particolare nei soggetti con precedenti casi familiari.

Naturalmente la dieta influisce sui rischi di contrarre la malattia di Parkinson. Cibi ricchi di grassi animali, saturi o insaturi, e di vitamina D incidono positivamente sullo sviluppo e sulla degenerazione della malattia, mentre cibi come noci, legumi, patate e caffè sembrerebbero svolgere un ruolo protettivo. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato come potenziali concause per lo sviluppo della malattia alcune patologie infettive, come certe forme di encefalite, così come per le lesioni cerebrali, in particolare traumi accompagnati da emorragia.

Come trattare la malattia?

Il percorso terapeutico prevede l’intervento di un team multidiscipliare con prevalente orientato riabilitativo mirato al miglioramento delle performance neuromotorie del paziente affetto da parkinson.

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